Il baritono siciliano, fra i protagonisti del panorama lirico odierno, è impegnato in questi giorni nella preparazione del Concerto di Gala che segnerà il momento culminante dei festeggiamenti per i 40 anni del Rossini Opera Festival di Pesaro. Una partecipazione immancabile per l’artista, prima di affrontare i prossimi esaltanti impegni internazionali che lo vedranno protagonista di due capolavori rossiniani prima all’Opera de Lyon con Guillaume Tell e poi al De Nationale Opera di Amsterdam nei panni di Don Magnifico ne La Cenerentola.
Operafashion lo ha intervistato.
Potrebbe descrivere sè stesso in poche righe?
Sono nato il 5 ottobre 1978 ed, arrivato a 40 anni, posso dire di non aver cambiato di molto il mio carattere! Certo i difetti superano i pregi! Sono lunatico, ipocondriaco, ho terrore di qualsiasi insetto e dei topi! Ho mille paure, incertezze e manie: una di queste è vedere un film anche un centinaio di volte! Non chiedetemi perché, non lo so nemmeno io! Prediligo film italiani: prima di tutto quelli con il grande Aldo Fabrizi, poi quelli con Totò, Alberto Sordi, Vittorio de Sica, Anna Magnani, Ugo Tognazzi. Tutta la saga di Amici miei la conosco a memoria, battuta per battuta, così come i primi 4 film di Fantozzi: li porto sempre con me in giro per il mondo. Adoro tutta la commedia all’italiana anni ‘80, anche quei film che altri possono ritenere banali… a me piacciono perché danno quella leggerezza allo spirito che mi è necessaria quando sono fuori all’estero per lavoro, lontano dalla famiglia. Sono anche presuntuoso, egocentrico, permalosissimo (sono un Alaimo, è nel dna) soprattutto quando ritengo di avere ragione! Sono una persona molto riservata, non mi apro facilmente e non è così semplice avere a che fare con me ma, se entri nelle mie grazie, non ti mollo più!

E la sua vocalità?
Ritengo di essere un baritono puro, lirico. Anche se nella mia carriera non sono mancati debutti in ruoli da basso-baritono (Don Pasquale di Donizetti; Il Matrimonio Inaspettato di Paisiello diretto da Riccardo Muti al Festival di Salisburgo; Lo Frate ‘nnamorato di Pergolesi, per non parlare di tanto repertorio rossiniano) tuttavia mi trovo a mio agio nella zona medio-acuta, nel legato come nelle agilità. Negli ultimi anni, sono stato elogiato dalla critica per la mia “versatilità” con la quale riesco a passare da un repertorio all’altro senza aver mai intaccato il mio organo vocale. E sono ormai 22 anni che calco il palcoscenico! Mi piace pensare di appartenere a quel filone di artisti come Giuseppe Taddei, Renato Capecchi e, soprattutto Sesto Bruscantini, che sapevano forgiare il proprio strumento e piegarlo, con tecnica perfetta e fraseggio straordinario, ai vari repertori affrontati. Ne ho avuto pieno convincimento ascoltando Rigoletto, interpretato magistralmente da Bruscantini, in occasione della preparazione di questo grandioso personaggio per il debutto nel ruolo all’Opera de Marseille: per me è stato fondamentale!

Il suo primo ricordo riguardante il canto…
A 10 anni scoprii che le filastrocche che cantavo da piccolino (“non più andrai farfallone amoroso”, “madamina il catalogo è questo”, “la calunnia” o addirittura il “sogno di Attila”) non erano esattamente delle filastrocche! In seguito, piano piano presi coscienza della mia voce. Mia mamma, ascoltandomi giorno per giorno, arrivó alla conclusione che io dovessi fare musica sul serio e mi iscrisse in Conservatorio non per studiare canto, poiché troppo giovane, ma per lo studio del pianoforte e del solfeggio. La prima esibizione canora avvenne a 12 anni, durante un saggio di pianoforte nella parrocchia del mio paese, Villabate vicino Palermo. Il mio Maestro, che conosceva bene le mie “doti canore”, ad un certo punto della serata mi disse: “CANTA!” e, a memoria, mi accompagnó nel “Nessun Dorma” dalla Turandot di Puccini! Fu una sorpresa per il pubblico, tanto che mi regalò un’ovazione che tengo gelosamente conservata nel mio cuore e … su un vecchio VHS! Fino a 16 anni fui tenore, poi la voce cambió…
Il suo rapporto con la musica (astenersi dalla musica lirica) ….
Adoro assolutamente la canzone italiana dagli anni ’60 agli anni ‘90! Ho capito di avere una certa impostazione vocale quando Massimo Ranieri vinse il Festival di Sanremo 1988 con Perdere l’amore: quanto ho cantato quel brano! Conoscevo tutte le canzoni di Ranieri perché la mia mamma era una sua fan e spesso, in casa, riecheggiavano canzoni come Se bruciasse la città, Erba di casa mia, Rose rosse oltre alle hit di Lucio Battisti, Mina, Mia Martini o, addirittura, Toto Cutugno! Tutti cantanti che amo tutt’ora! A questi si aggiungano Fabrizio De Andrè, Gino Paoli e tanto repertorio del Clan Celentano per il quale papà impazziva: Azzurro era una delle sue canzoni preferite che cantava, sussurrando, mentre si radeva la barba! Ancora oggi, durante le riunioni di famiglia, ricordiamo sempre papà cantando questa canzone. Lo zio Enzo (uno dei fratelli Alaimo, cantante, corista del Teatro alla Scala, adesso in pensione) alla chitarra, io al pianoforte, zio Simone (altro fratello di Papà, che ovviamente non ha bisogno di presentazioni) con la fisarmonica e mia sorella Annarita (corista al Teatro Massimo di Palermo da 27 anni!) con il violino… alla fine, improrogabilmente, una lacrima scende, pensando al grande uomo che era mio padre, scomparso troppo presto! Ah, non posso dimenticare artisti come Renato Zero e Domenico Modugno: loro mi hanno letteralmente fatto sognare e “volare…”! Vado sinceramente orgoglioso della mia “italianità” in fatto di gusti musicali.

Se non fosse diventato baritono, quale attività le sarebbe piaciuto svolgere?
Da piccolo sognavo di fare l’astronauta, poi il pompiere, poi il carabiniere! C’è stato un periodo in cui volevo diventare Superman: un’impresa ardua! Sinceramente non so cosa avrei fatto senza il canto! La mia vita è stata “sottomessa” all’Opera, sono cresciuto con essa e diventare un cantante è stato quasi un percorso naturale. Non so, forse avrei gestito un ristorante, forse sarei diventato il comandante dei vigili urbani di Villabate (come zio Franco, il fratello di mia madre, che solo per il fatto di indossare una divisa, ai miei occhi era un supereroe!) oppure avrei aperto un mega negozio di cancelleria che adoro.
Parliamo del suo rapporto con la moda….
Direi un rapporto fatto di amore e odio! Con i miei kili di troppo non posso permettermi abiti che, invece, amerei indossare. Ad ogni modo, mi piace vestire in modo semplice puntando su alcuni accessori che scelgo con molta cura come, per esempio, le adorate Hogan, i miei carrè firmati Hermes, la penna Montblanc sempre a bella vista, il mio inseparabile anello in oro bianco, onice e brillanti, l’orologio Rolex che mi ha regalato mia moglie per i 20 anni di carriera, lo zaino Montblanc per il quale vado pazzo!
Nel suo armadio: uno degli accessori che ama di più è….
Sono i grandi foulard di seta Hermes: il carrè a disegni geometrici che mi ha regalato mamma durante un nostro viaggio a Roma, quello blu collezione Agia Pelagia e sopratutto quello rosso-passione della collezione Maillons Vagues che mi ha regalato mia moglie per un nostro anniversario di matrimonio.
Qual è il suo colore preferito?
Naturalmente il rosso! Al secondo posto il nero seguito dal bianco.

Qual è il suo profumo preferito? Perché?
Senza alcun dubbio AZZARO Pour Homme! Trovo che questa intramontabile fragranza sia superlativa! Un profumo aromatico-legnoso che non ha eguali. Piace moltissimo anche a mia moglie! E’ un profumo a cui sono molto legato sentimentalmente in quanto lo usava sempre mio padre…
A quale personaggio dell’opera farebbe indossare il suo profumo?
Ovviamente a Falstaff! Così avrebbe più chances per conquistare le allegre comari di Windsor!

Lei ha lavorato con grandi costumisti d’opera: che rapporto ha instaurato con loro per costruire un personaggio?
In scena, è importantissimo farsi vestire in un certo modo, per trovarsi a proprio agio durante le esibizioni! Ho ricordi bellissimi legati a costumisti straordinari come Gianluca Falaschi, Agostino Cavalca, Giuseppe Palella, Pier Luigi Pizzi che per l’ Attila all’Opera di Roma qualche anno fa, mi ha confezionato un costume da soldato romano cosi maestoso da essere davvero straordinario! Se hai a disposizione questi costumisti, non può che andare alla grande! Credetemi non è ostentazione il fatto di nominare sempre artisti italiani, mi viene spontaneo, perché parliamo di eccellenze, di maestri indiscussi del costume. Esibendomi nei teatri d’opera più famosi al mondo, ho lavorato anche con grandissimi costumisti non italiani come Louis Desiré, Christof Hetzer, Ursula Patzak, Missi West, Richard Hudson: sono stato molto fortunato!
Un costume di scena a cui è particolarmente legato e perché.
Falstaff, costume creato da Jorge Jara al quale mando un grande abbraccio… Quella dell’ultimo capolavoro verdiano, è stata una produzione stupenda, geniale di Jean-Louis Grinda, ideata nel 2010 per l’Opera di Montecarlo. Tutto è ambientato nel mondo animale! Io, come Falstaff, ero un gallo! Il costume di scena sembra pesantissimo con tutte quelle piume multicolori ed, invece, è stato realizzato con tale attenzione e perizia che, una volta indossato, non si sente il peso per quanto è leggero. Anche il trucco è stato curato nei minimi particolari. Tutto era incredibilmente bello ed incredibilmente falstaffiano! Cosa poteva essere Sir John, se non un gallo che va alla ricerca delle sue belle pollastrelle? Davvero geniale, bellissima produzione di enorme successo, che ho portato sul palcoscenico per ben tre volte e che spero di rifare ancora!

Il suo sogno nel cassetto…
Ho più di un sogno nel cassetto… Andiamo per ordine: passare molto più tempo con la mia famiglia. Poi fondare una scuola di canto, perché ho scoperto che mi piace donare me stesso e la mia esperienza ai giovani cantanti… allora vorrei fare sul serio! Infine, ma non per ultimo: poter donare alle mie figlie un futuro certo, un futuro in un mondo più pulito, più sicuro, più bello di quello attuale, un futuro fatto di rispetto e comunione, di amore e di pace, di strette di mano fra colori diversi, di sorrisi e uguaglianza. Un futuro in cui non ci si debba più chiedere “perché tanti bimbi muoiono di stenti ogni 8 secondi?” Questo, “solo” questo…

Photos: Michele Hanel, Amati-Bacciardi, Philippe Grommelle, Michele Clavel
Bellissima intervista – piena di entusiamo e tu Nicola sei bravissimo!
Bellissima intervista – piena di entusiamo e tu Nicola sei bravissimo!