Un’intervista per due: Jessica Pratt e Carmela Remigio alla vigilia del Donizetti Opera 2018

Giovani e di grande talento, considerate eredi della migliore tradizione belcantistica italiana, Jessica Pratt e Carmela Remigio saranno le protagoniste de Il Castello di Kenilworth di Donizetti in scena al Donizetti Opera 2018 dal 24 novembre. In esclusiva per Operafashion le due primedonne si sono confrontate su moda, costumi di scena, eroine dell’opera e…i loro amici animali!

Potrebbe descrivere sè stessa in poche righe?

PRATT: Amante della natura, avida lettrice, innamorata dell’artigianato e dei dettagli. Australiana ed animalista.

REMIGIO: Sono una donna italiana e un’animalista. Mi considero timida, perfezionista. Amo la vita e il mio lavoro, a cui mi dedico sempre con grande passione e devozione. Sono una persona anche molto romantica, ma essendo timida tendo forse a limitarmi nelle esternazioni.

E la sua vocalità?

PRATT: Soprano di coloratura.

REMIGIO: La mia vocalità è quella del soprano lirico, cioè squisitamente dolce, che sa esprimere emozioni. All’interno di questa caratterizzazione vocale, ho cercato sempre di prediligere la classe e l’interpretazione al resto, incarnando personaggi che mi permettano di esprimere un personale pensiero musicale su ciò che canto.

Da dove viene la sua passione per il canto?

PRATT: Mio padre è un tenore, invece della ninna nanna mi cantava “Ridi pagliaccio”!!

REMIGIO: Nasce dall’esigenza di capire attraverso la voce umana come essere un miglior musicista: la voce è un meraviglioso strumento dal suono unico per ognuno di noi. Questa possibilità per ciascuno di trovare un proprio stile, una identità specifica, mi affascinò molto da giovanissima quando – prima ancora di avvicinarmi al canto – studiavo il violino. Mi colpì anche il teatro, la possibilità di recitare quello che si canta e di calarsi in una storia, in confronto alla musica che veniva solo “suonata” quando mi esercitavo con il mio strumento. Per me fu la scoperta di un mondo intrigante che poteva aiutami a esprimere meglio la musica che avevo in mente.

Dal 24 novembre, sarete fra le primedonne del Donizetti Opera 2018 e vi esibirete assieme nell’opera “Il castello di Kenilworth” in cui interpreterete Elisabetta ed Amelia, innamorate dello stesso uomo. Che tipo di donna sarà la sua Elisabetta (Pratt) e la sua Amelia (Remigio)?

PRATT: Elisabetta è un personaggio che mi ha affascinato fin dall’infanzia. Ho anche un passaporto britannico e le regine sono parte della nostra cultura. Elisabetta è una donna che prende il controllo del proprio destino in un momento storico in cui era quasi impossibile essere una donna indipendente. Lei lotta contro tutto e tutti per ottenere e poi mantenere il potere. Rifiuta persino di sposarsi per non perdere la sua libertà e il suo controllo sul trono. In questo è curiosamente molto simile a Semiramide, regina babilonese che ho appena finito d’interpretare al Teatro La Fenice. Elisabetta è una donna che cresce nella paura e nel rifiuto da parte del padre, sotto la costante minaccia di morte dopo l’accusa di stregoneria e l’assassinio della madre. Finalmente sale al trono potendo fidarsi di pochissime persone e s’innamora di Leicester, suo amico d’infanzia. Un uomo sposato. Ciò nonostante lei continua la sua storia con lui contro il parere di tutti. Diciamo pure che Elisabetta è una donna con un carattere molto forte ma sceglie la strada dei conflitti. Crede di essere nata predestinata a diventare regina – la cosa più importante per lei – però allo stesso tempo s’innamora di un uomo che non può avere ufficialmente. Per mantenere il trono e la sua indipendenza è costretta a chiudersi in una gabbia sentimentale che non le consente di vivere apertamente il suo amore per Leicester.

REMIGIO: Le donne donizettiane sono dotate di grande personalità: non a caso Donizetti le mette spesso a confronto e in contrapposizione nelle sue opere, soprattutto in quelle a tema storico. Basta pensare ad Anna e Giovanna in Anna Bolena, a Maria ed Elisabetta in Maria Stuarda, a Sara ed Elisabetta in Roberto Devereux, oltre che ad Amelia ed Elisabetta nel Castello. Amelia è una donna giovane, pura e sfortunata: innamoratissima del suo bellissimo Leicester, per amore lascia il padre e la famiglia e si sacrifica sposandosi di nascosto. Resterà profondamente delusa dal suo uomo: ci sarà una riconciliazione finale ma, come spesso succede, questo rapporto non sarà probabilmente mai più lo stesso.

Jessica Pratt e Carmela Remigio, “Il Castello di Kenilworth” di G. Donizetti, Donizetti Opera 2018

Parliamo del suo rapporto con la moda….

PRATT: Pessimo! Sono difficile da vestire, ho poco tempo per me stessa e macchio sempre tutti gli abiti la prima volta che li indosso!

REMIGIO: Per me la moda è ciò che mi aiuta a esprimermi: anche all’interno delle tendenze è secondo me importante rispettare i canoni del proprio stile. Non riesco ad adeguarmi mai completamente a ciò che detta la moda, ci deve sempre essere una compatibilità con la mia personalità, ciò che indosso deve sempre un po’ riflettermi.

Nel suo armadio: uno degli abiti che ama di più è….

PRATT: Uno scialle antico, di manifattura veneziana, regalato dai miei suoceri. E’ bellissimo… con una lavorazione ed un decoro prezioso, fatto a mano un secolo fa.

REMIGIO: Mi attira tutto ciò che è nero, il colore, o meglio non-colore, che da sempre amo di più. Quindi direi che il mio preferito nell’armadio è un vestito da cocktail nero di Armani – uno dei miei stilisti preferiti -. Credo molto in uno stilista italiano che si chiama Christian Pellizzari, giovane e talentuoso. Per i gioielli, un altro italiano che amo è Roberto Coin.

Jessica Pratt indossa l’abito Diesis di Marina Rinaldi
Carmela Remigio indossa una creazione di Pellizzari

Qual è il particolare dell’abbigliamento che, secondo lei, fa la differenza?

PRATT: Se dovessi indicarne uno: la stoffa di qualità. Poi il taglio e la scelta dei colori.

REMIGIO: L’abbigliamento deve dare la possibilità alle donne di sentirsi più belle: il vestito che ami è quello che quando lo indossi ti fa sentire femminile, senza mai essere volgare. Secondo me una donna arriva a un certo punto della vita, intorno ai venticinque anni, in cui ha già provato tutto e ha capito cosa le sta bene e in cosa si riconosce e piace di più. Così è successo a me: da allora io mi riconosco in abiti lineari, con dettagli mai ridondanti, amo lo scollo a V e, come ho già detto, il nero (ma mi adatto anche al rosso e al bianco). Per la vita di tutti i giorni mi piace anche il geometrico, mentre per le occasioni preferisco la sobrietà e linearità.

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Jessica Pratt indossa una creazione di Jacques Vert a Wigmore Hall
Remigio_Donna Serpente_Bulgari Serpenti_ ph. Nicola Allegri
Carmela Remigio indossa gioielli Bulgari, collezione Serpenti

Qual è il suo profumo preferito? Perché?

PRATT: L’odore del prato appena tagliato che mi riporta subito alla mia infanzia in Australia.

REMIGIO: Al momento mi piace Artemisia di Penhaligon, un profumo dolce che mi rassicura. Purtroppo noi cantanti possiamo fare un uso solo limitato dei profumi: durante le prove e le recite io ad esempio preferisco non indossarlo per rispetto dei colleghi, potrebbe essere invadente quando si lavora a stretto contatto con altri. Mi piace anche un’essenza fresca, la verbena.

A quale personaggio dell’opera farebbe indossare il suo profumo?

PRATT: A Leicester perché ogni volta che Elisabetta lo vede ritorna il ricordo della sua infanzia con lui.

REMIGIO: Forse lo farei indossare a delle figure altolocate ma infelici, come la Contessa delle Nozze di Figaro o come Donna Anna del Don Giovanni: Artemisia è infatti un profumo con delle note delicate e malinconiche.

Il suo rapporto con la musica (astenersi dalla musica lirica)….

PRATT: Non mi piace avere musica di sottofondo che suona in casa perché mi distrae. Non riesco ad ignorare la musica: devo fermarmi ad ascoltare. Mi piace molto il jazz e il blues. La musica pop l’ascolto solo in palestra: mi annoio troppo ascoltare i soliti quattro accordi ripetuti! L’Opera, solo dal vivo!!!!

REMIGIO: Da ragazzina ho avuto una grandissima passione per due cantanti come Madonna e Cher, che negli anni ‘90 e 2000 hanno per me rappresentato in qualche modo un po’ un modello, in quanto personaggi così forti e carismatici. Spesso lavoriamo in teatro molte ore al giorno, anche dieci, quindi alla sera o nel tempo libero preferisco non ascoltare troppa lirica. Mi rilassano molto la musica jazz, ma anche le sinfonie di Mozart e Beethoven o il Bach strumentale, a seconda dei momenti e dell’umore.

Jessica Pratt, “Semiramide” di G. Rossini, Teatro La Fenice 2018
Carmela Remigio come Cher, “Rinaldo” di Handel/Leo, Festival Valle d’Itria 2018

Lei ha lavorato con grandi costumisti d’opera: che rapporto ha instaurato con loro per costruire un personaggio?

PRATT: Il costumista è l’anello di congiunzione fra l’artista e la scenografia. Un buon costume può spingersi oltre ed “essere scenografia” anche da solo. E’ lo strumento principale che opera la sospensione della realtà; ci fa entrare nella storia. E’ vero per il pubblico ma lo è anche per gli artisti. Quando il costume “funziona”, l’artista entra più profondamente in sintonia con il personaggio. Come sarebbe difficile recitare la parte di una regina con una corte ed un popolo ai suoi piedi se ci si sentisse a disagio nei propri vestiti! Quando ci vestiamo bene, sappiamo di essere ben vestiti e ci sentiamo meglio, più sereni, più a nostro agio. Lo stesso vale per la scena. Qui a Bergamo sono felice di lavorare con Ursula Patzak, dopo il bellissimo “Aureliano in Palmira” andato in scena al Rossini Opera Festival qualche anno fa. Ursula non si smentisce e per questa produzione ha creato costumi stupendi che dipingono i personaggi con sfumature e aiutano il racconto, arricchendolo di dettagli per la mente. Negli ultimi anni sono stata molto fortunata nell’aver avuto la possibilità d’indossare costumi realizzati da veri Artisti, persone che si impegnano veramente e danno la vita per il teatro. Mi viene subito in mente la ripresa di Traviata al Victorian Opera di Melbourne nel 2014. I costumi della produzione originale erano di Giancarlo Colis che è venuto in Australia per ricrearli nuovamente su di noi. Ci ha studiati per una settimana durante le prove, analizzando scene e movimenti. Poi ha ri-disegnato i costumi sulle persone, coprendo i difetti e valorizzando i pregi. Questa è la vera abilità del costumista: saper disegnare sul cantante che ha davanti. Lo stilista che lavora per l’industria della moda può far affidamento su una modella sempre uguale; quello del teatro d’opera, invece, raramente ha questo lusso! Una persona che adora i dettagli come me, poi, entra in sintonia con questi maestri del costume. Molta parte dei miei successi è legata al lavoro di persone come Gianluca Falaschi, Giuseppe Palella, Simona Moresi e Carlos Tieppo che, ripetutamente negli anni, mi hanno trasformata in questo o quel personaggio. Ormai siamo diventati amici e condividiamo l’amore sia per la musica che per la ricerca dei dettagli. Ogni volta che lavoriamo assieme è sempre una grande gioia!

REMIGIO: Dipende dalla personalità del costumista, anche se quelli davvero grandi si rendono conto che alla prova costume c’è la possibilità di dover cambiare qualcosa: molte volte la realizzazione del bozzetto è distante dall’effetto del vestito addosso a un cantante. A volte è facile chiedere qualcosa in più, altre volte meno, io però sono sempre rispettosa del lavoro degli altri e cerco di adeguarmi il più possibile alle scelte di chi ha ideato e creato.

Pratt2_Ciro_Rof2012
Jessica Pratt, “Ciro in Babilonia” di G. Rossini, costumi di Gianluca Falaschi, Rossini Opera Festival 2012
Carmela Remigio, “Don Giovanni” di W.A.Mozart, costumi di Anja Vang Kragh, Gran Teatre del Liceu 2017

Un costume di scena a cui è particolarmente legata e perché.

PRATT: E’ il costume di Ines per L’Africaine di Meyerbeer creato da Carlos Tieppo per il Teatro La Fenice di Venezia nel 2013. Conoscendomi bene, Carlos mi ha affidato il ricamo, della parte anteriore dell’abito, da me realizzato durante le prove. Ho speso molte ore di lavoro, impreziosendolo con piccoli gioielli. Carlos mi ha anche insegnato a cucire il mantello alla maniera tradizionale dell’epoca.

REMIGIO: Sono molto fortunata perché sono stata vestita negli anni da tantissimi e bravissimi costumisti che mi hanno aiutata a essere un personaggio in scena, a calarmi completamente nella parte. Il costume è fondamentale per la riuscita di un personaggio, deve accordarsi con la personalità e la gestualità di chi lo indossa. È impossibile ricordarli tutti, ma vorrei citare almeno uno tra i più grandi costumisti italiani che hanno fatto la storia del costume: Pierluigi Pizzi. Non c’è un suo abito di scena che non sia stato fonte di grande ispirazione per me. Sono in particolare molto affezionata al costume che indossavo come Alceste al Teatro La Fenice di Venezia (regia, scene e costumi di Pizzi, nel 2015) per la sua linea essenziale, armonica e sensuale. Quell’abito dava al mio personaggio una grande forza, mi faceva sentire in scena donna nel modo giusto, in equilibrio e piena sintonia con me stessa e con il mio ruolo.

Jessica Pratt, “L’africaine” di G. Meyerbeer, costumi di Carlos Tieppo, Teatro La Fenice 2013
Carmela Remigio, “Alceste” di Gluck, costumi di Pier Luigi Pizzi, Teatro La Fenice 2015

Un amore che vi accomuna è quello per gli animali…

PRATT: Gli animali e la natura in generale sono molto più importanti di quello che crediamo. Ho sempre adorato gli animali. Da bambina portavo a casa tutti gli animaletti malati che trovavo in giro: uccellini, serpenti, topi, ragni e pipistrelli (e in Australia non sono come quelli europei…) Li curavo e poi li rimettevo in libertà. Ad un certo punto della mia adolescenza sono arrivata ad avere in casa, di nascosto, sette gatti: due di un’amica, due miei e tre che avevo trovato in un teatro che doveva essere ristrutturato. Sono riuscita a tenerli nascosti a papà per oltre un mese mentre cercavo qualcuno che li adottasse. Poi una delle gattine aveva bisogno di un intervento, io ero una ragazzina e non avevo soldi cosi ho trovato un veterinario appassionato di opera lirica e l’ho convinto ad operarla gratis in cambio di un’aria cantata a sua scelta. Mi sembra ieri…mi vedo li, in piedi nella sala operatoria, che canto per lui con la gatta che mi guarda piuttosto perplessa.

REMIGIO: È vero, ci accomuna un grandissimo amore per gli animali. Io e Jessica ridiamo moltissimo durante le prove, c’è un’atmosfera stupenda con lei e parliamo spesso dei nostri cuccioli a casa. Ho due gatti, Amleto e Ofelia, un British e uno Scottish. Ofelia è divertentissima e un po’ pazza. Amleto è bello e “tontolone,” soprannominato in famiglia Marlon Brando, per quel suo eterno atteggiamento da belloccio che se la tira.

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Jessica Pratt e Tancredi
Ofelia ed Amleto in casa Remigio

Per finire, tre aggettivi per descrivere Carmela (a Jessica) e Jessica (a Carmela)

PRATT: Carmela è decisamente una vera artista, molto bella ed elegante nei gesti e nei modi. Conoscerla e lavorare con lei è un onore oltre che un autentico piacere.

REMIGIO: Dolce, affettuosa, sensibile. Ma anche rispettosa ed educata. Due soprani insieme in uno stesso cast potevano arrivare ad azzuffarsi, invece da questo punto di vista mi sento fortunatissima, Jessica è una persona stupenda.

 

Photo: L. Jansch, B. Ealovega, M. Crosera, M. Panaccio, F. Sansoni, Amati Bacciardi, A. Bofill, N. Allegri

 

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